Mentre passavo tra i tavoli per servire i pasti agli anziani, ritirare i vassoi o portare una fetta di pane mi sono accorto che la gente mi guardava. Qualche volontario mi diceva pure che stavo bene con la retina. Pensavo che fosse legato al fatto che non si vedono spesso uomini con i capelli lunghi che usano la retina mentre servono i pasti. L’igiene però vuole la sua parte e quindi ho fatto come facevano gli altri e fiero della mia retina zompettavo da un’ordinazione all’altra…
Mi è stato fatto notare guardando questa foto che forse il modo in cui metto la retina io va un po’ fuori dagli schemi…
Capisco anche lo stupore degli anziani, traumatizzati dal terremoto, che si vedevano servire il piatto da O’Maharajah ovvero il cugino povero della Tigre di Mompracen..
Una delle tante storie che vale la pena raccontare è quella di Mark e di Campanellino. Mark è ragazzone che ho incontrato nel campo di San Vittorino sabato scorso 16/5. Mark si è fermato a parlare con me perchè mi aveva scambiato per un volontario che era stato nel campo qualche settimana prima.
Mark appartiene ad una delle tante associazioni di volontari che vengono da Roma e si è già fatto molte settimane nel campo svolgendo più o meno tutti i ruoli e dando anche supporto alle forze dell’ordine nelle ronde notturne anti sciacalaggio.
Campanellino invece è un gattino che girava per il campo ed è corso subito da Mark appena lo ha visto. Mark ci ha raccontato che lui e Campanellino si sono conosciuti su un albero, mentre cercava di farlo scendere. Ci avevano provato per alcune ore in tanti tra vigili del fuoco ed altri volontari, alla fine Mark è salito sull’albero e lo ha tirato giù. Si è preso qualche bel graffio, ma adesso sono diventati grandi amici. Campanellino lo graffia ancora, ma in segno di affetto.
P.s.
Mark è rumeno e viene da Bucarest.
Finalmente sono riuscito a stare un po’ di tempo con le persone. Normalmente alla fine del mio turno alla Dicomac cerco insieme alla ragazza che lavora con me di andare a dare una mano alla tendopoli di Pizzoli. Tra una cosa e l’altra però si arrivava sempre tardi verso le 20.30-21. Ieri finalmente sono riuscito ad arrivare da quelle parti presto verso le 18.30 ed ho lavorato al servizio mensa.
Mi occupavo di prendere le ordinazioni per gli anziani che non ce la fanno a stare in fila, portargli il vassoio, pulire i tavoli, i vassoi etc…
Devo dire che mi ha fatto bene tra le chiacchiere fatte con le persone e la buona cucina offerta dalla cucina dei vigili del fuoco.
Ho visto tanta umanità. Dai vigili del fuoco splendidi con i bambini che si accapigliavano per dare una mano e che venivano poi sistemati alla distribuzione del cibo(Un bambino che dava i grissini, una bambina per il pane, una per i panini etc…) fino ad anziani volontari calabresi che facevano i turni di guardia all’ingresso dei campi.
Tra le altre cose ho rimediato un bel bicchiere di vino rosso gentilmente offerto da un gruppo di signori cui avevo portato i vassoi, i complimenti da un gruppetto di signore ed un momento pulp quando è arrivata una bella scossa di 3.3 .
Le persone sono cordiali, ma si vede che sono stanche e provate come ad esempio un ragazzo che non si è accorto che stavo pulendo il suo tavolo ed è saltato in piedi pensando che fosse un’altra scossa di terremoto.
Vista della palestra dove è ospitato la DICOMAC
Un’altra giornata di attività
Lo spiazzo della caserma della guardia di finanza
Ecco una foto di una parte del DICOMAC (Direzione di Comando e Controllo) presso la caserma della Guardia di Finanza all’Aquila.
La mia nuova vocazione da volontario mi ha portato a venire a dare una mano per l’emergenza Abruzzo.
Mi sarebbe piaciuto andare a lavorare a contatto con la gente in qualche campo, magari agitando un bel mestolo in cucina. Le “mie supposte” competenze informatiche e la mia notoria capacità disorganizzativa mi hanno portato invece nel cuore del centro di gestione dell’emergenza ovvero il DICOMAC.
Ulteriore informazioni sulla situazione nei campi e sulle mie impressioni sul funzionamento della macchina degli aiuti nelle prossime puntate..
Accanto ad una degna cena marocchina non poteva mancare un accompagnamento danzante…
Il gruppo che si è esibito si chiamava “I due Faraoni” e ci hanno intrattenuto in attesa del pezzo forte della serata ovvero l’esibizione di danza del ventre…
Come tutte le artiste la ballerina ci ha fatto aspettare, ma il tempo passava veloce tra una portata e l’altra.
Mentre stavo masticando con dovizia un pezzo di agnello la ballerina ha fatto il suo ingresso nella sala.
Devo dire che avevo fiutato già qualcosa dai commenti del tastierista e da un ingresso molto rapido in scena, ma comunque la sorpresa c’è stata lo stesso…
Non sono riuscito a fare un filmato, ma ecco qualche scatto delle prime fasi dell’esibizione.
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Il tanto ben custodito segreto dei Faraoni è esploso in tutta la sua opulenza… 1.85 di ballerone decisamente in carne….
Panico e stupore nella sala mentre il giovanotto si agitava.
Alla fine spettacolo gradevole e simpatico, ma onestamente c’era qualche limite tecnico…
Ci sono movimenti che una donna può fare ed un uomo (con i peli sulla schiena) no