Ecco un cimelio dei tempi in cui un grande viaggio era una gattonata in direzione della cucina ed una pericolosa avventura era rotolare 10 gradini giù per le scale…
Da sinistra a destra:
Mia sorella, Io, mio cugino.
Io ovviamente ero il più giovane di tutti anche se nn si direbbe dal mio fisico monumentale e dalla capa tanta…
Ieri notte ho avuto un’epifania…
- Sarà stato il fatto che non mi sentivo bene ed ho dormito molto sia nel tardo pomeriggio sia la notte (8 ore totali ?).
- Sarà che qualcuno nel palazzo verso le 23 di sera ha simpaticamente deciso di cucinare con legna bagnata e carbonella intossicandomi (vedi la visione di John Locke in una puntata di Lost)
- Sarà stata una ricerchina fatta per trovare la radice comune del campionario di prodotti (Cren, Rafano, Wasabi e una salsina ucraina di cren e rapa rossa) utili ad aprire il terzo occhio (chi li ha provati sa che è vero) che tengo sempre in frigo…
Comunque ho ricollegato alcuni puntini riguardo un episodio di qualche anno prima… ovvero una signora filippina in un negozio etnico (il solito call center dove mi intrufolo ad Acilia in cerca di novità gastronomiche) che mi sconsigliava di comprare una specie di patatone oblungo tutto abbozzato. Il classico episodio insomma che dovrebbe sparire rapidamente da una memoria a breve termine come la mia…
Il negozio è gestito da ragazzi del Bangladesh che hanno un po’ di prodotti indiani e vendono anche un po’ di verdura e frutta strana che importano (tipo platano e molto altro).
Io in questi ambienti sono elettrizzato come un gatto al mercato del pesce… acchiappo e provo tutto.
In quel caso avevo in mano il fantomatico patatone cercando di capire cosa farci ed avevo suscitato la curiosità di una massaia filippina. Dopo un conciliabolo bengali-filippino però mi avevano spiegato che la patatona in questione era complicata da gestire per me, troppo piccante e di difficile preparazione.
E mi ero fidato…
Stanotte ho ricollegato i puntini ed adesso so cosa era quer patatone… e non vedo l’ora di andarmelo a comprare… si trattava di una gioiosa radice di rafano…
Ma andiamo con ordine e chiariamo qualche concetto.
3 wurstel, purè di patate, crauti, tarallucci e 5 bottiglie di Weisser beer a testa… ovvero il menù scaramantico a casa di Gianpy ed Ire per Real Madrid – Roma….
E fortuna che la bionda è andata a cena con le amiche… o forse avrebbe avuto da ridire riguardo le urla selvagge in occasione dei due gol della Roma
Ci si vede alla prossima…
Beh adesso sono io che mi sposto.
Fino a poco tempo fa invece viaggiavo molto di più con la fantasia che con il corpo, specialmente nei mondi fantasy.
Ovviamente prima di Harry Potter, Heragon,il film del Signore degli Anelli… e altre minchiate.
Tutto per me è cominciato con un libro “La spada di Shannara” che mi regalò la bibliotecaria del CSP(era un doppione) e poi subito dopo grazie al set regole base di Dungeons&Dragons che mio padre eroicamente andò a scovare nell’unico negozio a Roma che le vendeva (Strategia e Tattica nella vecchia sede). Avevo circa 8-9 anni se non sbaglio.
Mi sono rifuggiato in quei mondi ed in quelle letture per molto tempo.
Ricordo i sogni ad occhi aperti in cui rivedevo le avventure che vivevano i miei personaggi e poi più tardi le storie che da Dungeon Master raccontavo ad altri giocatori.
E ricordo il nome esotico del creatore di questi mondi della fantasia: Gary Gygax.
Lo stesso nome che ho ritrovato questa mattina sul sito del Corriere della Sera in un articolo che ne annunciava la morte.
Una sua citazione:
“A Dungeon Master only rolls the dice because of the noise they make.“
fonte wikiquote: http://en.wikiquote.org/wiki/Gary_Gygax
Una cosa che mi ha colpito molto quando ero a zonzo per il Giappone era la pulizia che c’era ovunque. Mai una cartaccia mai un mozzicone di sigarette.
Per strada non si vedevano neanche i bidoni della mondezza…
Come funzioni il sistema di raccolta rifiuti è un mistero…
Cmq mentre ero immerso in questo quadretto idilliaco tipo stanza arredata dentro Ikea leggevo le notizie sulla mondezza a Napoli e mi chiedevo come fosse possibile…
come cavolo noi italiani fossimo in grado di finire così in basso.
In Giappone non si possono portare germi in casa. E’ la regola. L’ingresso in una casa o in un albergo ha sempre una pedana. Nella sezione in basso ci si tolgono le scarpe, poi si mettono delle ciabattine e si può entrare in casa. All’inizio bisogna un po’ forzarsi ma poi diventa naturale. Oltretutto è un sistema molto intelligente per tenere la casa pulita. Penso che tutto nasca dalle vecchie case tradizionali fatte con i tatami, pannelli rettangolari affiancati fatti con paglia di riso intrecciata e pressata, e dalla difficoltà nel pulirli.
I giapponesi però poi non si fermano solo a questo. Oltre alle scarpe da casa esistono anche le scarpe da cesso…
Ovvero si apre la porta del bagno si lasciano le scarpe da casa si mettono le ciabatte da cesso e ci si mette in posizione. Una volta finito con un salto all’indietro si lasciano le scarpe da cesso in bagno e si riprendono le scarpe da casa.
La pratica è abbastanza noiosa e richiede in alcuni casi doti ginniche non indifferenti (se il bagno è piccolo).
Le scarpe si differenziano oltre che nell’uso anche nella tipologia. Quelle da cesso normalmente sono plastificate e dure, quelle da casa sono più morbide.
Anche questa usanza riflettendoci è sicuramente civile, ma un po’ più difficile da rispettare.
Quando si è rintronati dal viaggio, semplicemente addormentati o in cerca rapidamente di una toilette la finezza della scarpa da utilizzare non è così scontata…
In molte occasioni mi sono ritrovato ad entrare di slancio nel bagno con le scarpe da casa..
Una volta uscito ho sicuramente contaminato l’ambiente , ma nessuno se ne è accorto..
Una volta però a Yufuin di mattina in un bel albergo, dove servivano una spettacolare colazione senza caffè, ho commesso il peccato mortale…
Ero insonnolito e quindi non ci ho fatto caso. Era mattino abbastanza presto e mi muovevo cercando di fare meno rumore possibile. Le scarpe però facevano un sacco di casino sul tatami e nei corridoi. Sono andato al bagno al piano, poi alle docce, poi sono sceso a vedere se si poteva far colazione etc…
Era abbastanza presto ma io poi dovevo prendere un treno, quindi ho fatto avanti ed indietro un po’ di volte.
Poi ho incontrato un signore simpatico che mi ha sorriso.
Dopo mezz’ora ho capito….
Ero andato al bagno, avevo cambiato le scarpe da casa con quelle da cesso, avevo fatto le mie cose, ma poi preso dal sonno non le avevo ricambiate…
Ecco perchè facevo tutto quel rumore…
Posso solo immaginare il disgusto che devono aver provato gli altri avventori del hotel vedendomi andare in giro smerdandogli i corridoi di germi….
Ci sono una serie di regolette di viaggio fondamentali che mi ritrovo ad applicare ogni volta che arrivo in un posto nuovo…
Una delle prime valida più o meno a qualunque latitudine, con il sole o con la pioggia, è “ma domani mattina per il caffè come faccio? ”
Lo Starbuck citato in alcuni post precedenti rappresenta sia un posto dove prendere un caffè, ma più che altro un posto dove potersi rilassare un momento. Per quanto però sia capillare nel mondo la presenza degli Starbuck spesso non sono nel raggio di 1 km dal posto dove dormo.
In Giappone poi ci sono tantissime pasticcerie francesi che sfornano eccellenti prodotti di pasticceria e un caffè… buono come lo sanno fare i francesi…
Non che io sia un coffee addicted e devo dire che poi la mattina mi alzo senza problema però spesso quando si è stanchi in viaggio e si devono avere tutti i sensi attivi una bella dose di caffeina aiuta.
Certe volte infatti non basta barcollare con lo zaino e sorridere a quello che ti succede. La differenza tra prendere al volo un treno sbagliato o quello giusto, tra riuscire a decodificare una simpatica mappa del tesoro in giapponese risiede nel grado si sonnolenza del tuo cervello.
Il mio si prende grosse pause…spesso…quindi ogni tanto devo provvedere a rimetterlo in riga.
Seconda soluzione il temutissimo caffè solubile… Confesso che uno dei miei primi acquisti in terra straniera è sempre il caffè solubile.
La marca non è importante e neanche il sapore…. mi basta che ci sia caffeina dentro. (per raggiungere questo grado di tolleranza mi alleno tutto l’anno bevendomi bibitoni caldi di dubbia origine.. e chi mi conosce lo sa bene).
La terza soluzione tutta giapponese è data da dei simpatici distributori automatici attivi giorno e notte presenti ad ogni angolo della città..