Il Gandhi di Villa Certosa

Accolgo con stupore le notizie che parlano della conversione di Berlusconi.
Sento parole che parlano di amore, pace e serenità.

In un bel libro di Domique Lapierre “Stanotte la libertà” si parla del processo che ha portato all’indipendenza dell’India dal regno inglese e ci si sofferma molto sulla figura del Mahatma Gandhi, un uomo che con la purezza dei suoi sentimenti è stato in grado di sconfiggere l’impero britannico.

Tutti gli episodi della sua vita sono stati caratterizzati da un amore incommensurabile verso il prossimo.

Gandhi è stato uno dei pionieri e dei teorici del satyagraha, la resistenza all’oppressione tramite la disobbedienza civile di massa che ha portato l’India all’indipendenza. Il satyagraha è fondato sulla satya (verità) e sull’ahimsa (nonviolenza).

La strada verso la santità di Berlusconi sarà ancora lunga ed impervia ma forse ispirarsi allo stile di vita di Gandhi potrebbe aiutarlo.

Diceva Gandhi:

« Chi non controlla i propri sensi è come chi naviga su un vascello senza timone e che quindi è destinato a infrangersi in mille pezzi non appena incontrerà il primo scoglio. »

Vediamo alcuni punti forti della filosofia di vita del Mahatma:

La Povertà:

Gandhi rinunciò ai suoi abiti occidentali, simbolo di ricchezza. La sua idea era quella di adottare un tipo di vestito che fosse accettabile anche dalle persone più povere dell’India. Questo era un aspetto di una condotta di vita che doveva essere incentrata sulla semplicità ed il disinteressamento per il superfluo. In questo senso si parla di aparigraha (non-possesso), ovvero di un orientamento spirituale che portasse alla povertà volontaria ed alla semplificazione della vita.

La Castità:

Gandhi rinunciò ai rapporti sessuali all’età di 36 anni diventando totalmente casto sebbene sposato, pronunciando, secondo la tradizione induista, i voti di brahmacharya, secondo un ideale di consapevolezza e armonia spirituale, che prevede (oltre alla castità) purezza delle aspirazioni e dei pensieri, autocontrollo del palato e autodisciplina.

Per affermare le sue idee Gandhi ha rischiato molte volte la sua vita.
Camminava da solo nei quartieri mussulmani mentre c’erano gli scontri etnici con gli induisti o faceva lo sciopero della fame mettendosi nelle mani dei suoi nemici.
La sua forza morale, la purezza dei suoi sentimenti, l’amore verso il prossimo che manifestava in ogni momento erano la sua arma più grande.

Anche a chi tentava di fargli volontariamente del male, lui mostrava amore. Si dice che sia proprio morto così, guardando negli occhi e perdonando il suo attentatore.

Delle virtù di Gandhi si potrebbe parlare molto. Temo che però la rilettura all’italiana, sempliciotta e molto appariscente, ci porterà a cogliere del Mahatma solo alcuni aspetti superficiali per fini puramente pubblicitari.

Già mi vedo l’incontro di Berlusconi con il lanciatore di madonnine. Vedo occhi che fingono amore e le parole che esprimono il perdono.
Per capirci mi immagino occhioni alla bambi, puri ed innocenti.
Tutto intorno si respirerà un’aria di santità ed anche i suoi discepoli con lui manganellleranno amore.

fonte della citazioni:
Wikipedia



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