La visita al campo di Onna mi ha scosso molto. I campi visitati in precedenza erano abbastanza tranquilli. Gente che ha sofferto ed è impaurita, ma con comunque qualche prospettiva di rientrare nella propria casa e di tornare ad una vita normale.
Onna no.
Onna sembra essere stata bombardata. Devo dire che le emozioni provate sono state tante. Siamo arrivati al campo mezz’ora dopo il funerale dell’ennesima vittima, ho parlato con alcuni volontari ed anche con alcuni superstiti.
Quello che mi è rimasto è la sensazione di aver incontrato persone speciali, determinate e combattive che anche in mezzo alla tragedia si sono tirate su e si sono prefisse un obiettivo:
ricostruire le loro case ad ogni costo, contro tutto e tutti. E nel tutti intendo politici e burocrazia.
La loro storia merita di essere raccontata.
Dopo 3 giorni dalla tragedia è stata fondata una Onlus per la ricostruzione e sono stati in grado di trovare i fondi, il terreno e le strutture. Quello che manca è il via libera per i lavori. Prima tutti andavano ad Onna: politici, giornalisti e rappresentanti religiosi. Oggi nessuno ne parla più. Prima erano tutti “si ricostruiremo” oggi iniziano a diventare “ni, forse vedremo”.
Negli occhi delle persone con cui ho parlato ho visto fierezza ed anche la consapevolezza che per non essere spazzati via dal dolore devono rimanere insieme e vicino al loro paese.
Quindi dovranno combattere e spero che stavolta non saranno più due volte vittime, del terremoto e dei mezzi di comunicazione, ma che invece sapranno sfruttarli a dovere per ottenere quello che gli è dovuto.
P.s.
Un altro piccolo particolare che mi ha colpito molto. I mezzi di informazione parlavano di vecchi centri abitati ed io mi immaginavo i paesini di montagna arroccati. Onna è un nugoletto di case in pianura.