Istanbul (18 agosto)

Subito una considerazione. La citta’ e’ bellissima ma non e’ la Turchia che ho imparato a conoscere in queste settimane. Ho visto abbastanza posti e persone per poter giudicare. Istanbul alla fine e’ per molti versi una citta’ europea. Negozi persone e mentalita’. Sono contento di aver evitato di passarci all’inizio. Mi ha dato modo di vedere adesso le cose con un occhio diverso. Cmq alle ore 7.30 arrivo all’otogar. Traffico spettacolare quasi quanto la scioltezza con cui si ignorano certe regolette base del codice della strada. Qui il rosso e’ rosso solo quando e’ scattato da un po’ e qualche rompicoglioni con il verde vuole per forza passare…
Dall’otogar prendo un service gratuito fino a Sulthanamet e poi a piedi raggiungo il mio Stone Hostel. Ovviamente non ci sono letti liberi edevo aspettare il checkout per potermi rilassare un attimo. Aspetto e parlo con un ragazzo della repubblica ceca che sta partendo per un campo profughi in turchia ai confini con l’Armenia. Sistemazione onesta, stanze strette ma tanti bagni e docce.
Parto per il mio primo tour della citta’. Fa caldo pure qui ma riesco comunque a vedere la Moschea Blu, la Cisterna e poi mi avventuro nei vicoli.Attraverso il Golden Horn e arrivo dall’altra parte della citta’ . Vedo la torre di Galata e arrivo fino a piazza Taksim. Che sorpresa e’ un vialone pedonale lungo alcuni chilometri aperto 24 ore al giorno e pieno pieno di gente. Ci si deve far largo a gomitate. Selfservice tipo autogrill, Burger King, MacDonald e perfino uno Starbuck. Non manca proprio nessuno. Come impatto e’ un po’ traumatico visto che mi ero abituato alla tranquillita’ di citta’ + piccole e al silenzio delle valli della Cappadocia… Le gambe fanno male… forse una lieve tendinite.


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